Dopo aver sconfitto gli Inglesi a
Quatre Bras 2 giorni fa e i Prussiani a
Ligny ieri,
Napoleone decise di farla finita con
Wellington che si stava trincerando a
Waterloo: un grosso corpo di 30mila uomini, sotto il comando del
Maresciallo Grouchy, fu inviato ad inseguire i Prussiani mentre Napoleone in persona dirigeva il grosso dell'Armee' verso il suo destino, avviandosi alla conclusione dei famosi
Cento Giorni.
In campo
72,000 francesi contro
68,000 Inglesi e vari alleati (hannoveriani, olandesi, ...): Napoleone e' sicuro di se: se Grouchy mantiene il fiato sul collo ai Prussiani che non possono che ritirarsi che verso Est allora Wellington sara' da solo contro di lui. Ma
Bluecher non e' di questa idea: l'anziano maresciallo e' deciso a tutti i costi a non perdere il contatto con gli inglesi mentre Grouchy manca di mordente e non si rende conto delle intenzioni prussiane. Solo alla fine della battaglia Grouchy si rendera' conto dell'errore e
attacchera' la retroguardia Prussiana: ma per allora lo scontro principale sara' gia' terminato.
A Waterloo lo scontro e' ritardato dal terreno, inzuppato dalla pioggia caduta durante tutta la notte, che rallenta il posizionamento dell'artiglieria. L'assalto francese investe la grande fattoria di
Hogoumont, dove gli Inglesi si sono ben fortificati e non intendono cedere la posizione: battaglioni su battaglioni di ambo i lati affluiscono ad alimentare lo scontro: Napoleone in persona ordina il bombardamento a tappeto della posizione di cui, alla fine, rimarra' in piedi solo la torre della cappella.
Frattanto la battaglia infuria, ora, su tutto lo schieramento, particolarmente al centro dove, prima di mezzogiorno, un pesante bombardamento fa da prepasarazione per la fanteria che si lancia nel primo assalto: dense le fila francesi rallentate dal terreno ancora inzuppato, fitto il fuoco dei fucilieri inglesi ben protetti dai muretti a secco e dal terreno soprelevato, alte le perdite degli attaccanti. Queste inutili perdite si faranno sentire presto. Per ore si succedono ondate su ondate. Ad un certo punto le truppe alleate iniziano a cedere: Wellington fa intervenire la cavalleria inglese e la situazione è ristabilita. I francesi sono fermati ma a quel punto
Napoleone ordina la carica a Ney, il prode Ney. Come gia' a
Friedland egli sara' decisivo. O, almeno, cosi' l'Imperatore spera.
Prima
4,800 cavalieri dalla riserva e della Guardia Imperiale, e, una volta respinti,
9,000 divisi in 67 squadroni: la marea francese si infrange inutilmente sui quadrati della fanteria inglese.
L'Imperatore e' nervoso. Questo scontro gli sta portando troppo tempo e gli sta costando troppo: egli sa che il Reno sta per essere attraversato dagli Austro-russi. Deve farla finita ora. I francesi ripartono all'attacco: particolarmente furioso al centro, presso
La Haye Sainte. Ney in persona, dopo il fallimento della sua carica, prende il comando. L'impresa ha successo: gli Inglesi ripiegano.
Sembra fatta: molti dicono che se Napoleone avesse sfruttato questo successo gettando in campo le sue riserve, tra cui la
Vecchia Guardia, l'Invincibile Guardia, si sarebbe assicurato la vittoria . Ma l'Imperatore tentenna:
le perdite sono gravi e non vuole incrementarle ulteriormente sacrificando i suoi migliori perchè crede che gli inglesi aspettino solo il colpo di grazia e che ce la si possa cavare solo riordinando le fila delle truppe già impegnate. Questa pausa gli costerà la vittoria.
Infatti alla sua destra
appaiono i Prussiani di Buelow, seguiti dal corpo di Thielmann. Napoleone dispone contro di loro la Giovane Guardia e le sue riserve.
Inutilmente egli manda a chiamare Grouchy (ma il maresciallo, pur avendo sentito il rombare del cannone a Waterloo, non si e' mosso e solo nel tardo pomeriggio dirigera' verso la battaglia, oramai terminata). Tuttavia i Prussiani non sono ancora in campo con tutte le loro forze: dopo averli tamponati,
egli gioca il tutto per tutto contro gli inglesi e alle 1930 della sera inizia l'attacco della Vecchia Guardia.
Ma nulla possono questi veterani: falcidiati dal preciso fuoco di infilata dei nemici e contrattaccati alla baionetta, dopo una mischia sanguinosa, vacillano e rompono le righe.
E' la fine.
La ritirata della Vecchia Guardia si trasforma in una
rotta generale. Gli alleati convergono verso
La Belle Alliance. Li', la guardia si forma in quadrato : Napoleone stesso prende il comando del quadrato di sinistra, contando di poter riordinare gli sbandati: ma è inutile ed i suoi lo convincono che la partita è persa e deve mettersi in salvo. I reparti, pur circondati, tengono duro: alla richiesta di arrendersi il
generale Cambronne, pronuncia la famosa risposta:
"La Garde meurt, elle ne se rend pas!"
Il fuoco dei cannoni inglesi, portati ad alzo zero, chiude la partita. Wellington e Bluecher si stringono la mano sul campo di battaglia mentre, con il suo esercito disintegrato, Napoleone fugge verso Parigi e si appresta a concludere tristemente in esilio la sua vicenda.