Ovviamente non è un incitamento del tipo "andate e moltiplicatevi", bensì il titolo del libro di Piero Angela e Lorenzo Pinna che ho appena finito di leggere. Si tratta di un esempio di giornalismo scientifico, che mi fa ancora una volta apprezzare le capacità divulgative ed il lavoro degli uomini che sono dietro *Quark. Consigliato senza riserve.
Il libro affronta in maniera organica tutta quella serie di problemi che si affacciano nei media a spizzichi e bocconi: scarsa natalità nei paesei industrializzati vs elevata natalità nei paesi in via di sviluppo, progresso tecnologico e crescita economica, invecchiamento della popolazione e sostenibilità dei sistemi sociali e, soprattutto, offre delle direzioni in cui andare per mitigare le conseguenze dell'attuale situazione. Si, perchè, l'onda lunga delle generazioni meno giovani si appresta a diventare un'ondata di vecchi (che vivranno sempre di più) e che peseranno sulle generazioni lavorativamente attive: infatti la piramide demografica si è invertita nei paesi sviluppati (un problema particolarmente evidente in Italia) e, ad ogni generazione, la fascia di giovani si riduce sempre di più. La tendenza è inevitabile: la popolazione Italiana continuerà a diminuire (lentamente ma inesorabilmente) e per mantenere in equilibrio il sistema sociale ci vorrebbe l'ingresso di 2 milioni di persone giovani l'anno (ossia, importazione di carne umana fresca) mentre al massimo si arriverà a 135-150mila l'anno.
Per mantenere in equilibrio la popolazione (ossia per mantenerala allo stesso livello di quella attuale) sarebbe necessario che da ogni donna nascessero 2,1 figli invece dell'attuale 1,2 (contro una media nord-europea di 1,7-1,8) ma per tutta una serie di motivi questo è difficile che cambi: soltanto il confronto della spesa per le giovani coppie (assegni familiari, asili, ...) è intorno al 4% della spesa sociale italiana totale contro una media europea superiore al 9%. Il punto è che spendere per i giovani non è una trovata demagogica bensì una necessità macroeconomica: meno figli, meno produttori di reddito, meno ricchezza da distribuire. Ossia: i sempre meno numerosi lavoratori si troveranno quindi a dover produrre di più ed in maniera più efficiente per sostenere la sempre crescente massa di persone improduttive.
Che fare quindi? Visto che la situazione è questa è necessario semplicemente investire di più in una prospettiva tecnologica e scientifica che valorizzi la qualità invece che la quantità: ancora una volta, cioè, investire in ricerca, sia di base che applicata. Investire nei giovani, non tanto per buonismo, ma per semplice e crudo realismo. E poi incrociare le dita.
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